sabato 1 novembre 2014

The Art of Slowing Down in a Museum (l´arte di prendersi del tempo in un museo)

Traduzione dell´articolo "The Art of Slowing Down in a Museum" di Stephanie Rosenbloom pubblicato sul "The New York Times" il 9 ottobre, 2014. 

Visitatori al Louvre davanti alla Mona Lisa.Foto:WerWill
Ah, il Louvre! È sublime, storico, è...travolgente.

Entrando in qualsiasi museo d´arte - l´Hermitage, il British Museum, il Metropolitan Museum Of Art- il tipico visitatore afferra una mappa e passa le due ore successive sfrecciando da un capolavoro all´altro, combattendo contro la folla, la stanchezza e la fame (senza però rinunciare ad un selfie). Che cosa potrebbe succedere se decidessimo di prenderci un po´di tempo? Cosa potrebbe succedere se decidessimo di trascorrere più tempo con un dipinto che ci attira piuttosto che un dipinto che pensavamo di dover veder assolutamente? 
Artemide con cerva detta "Diana di Versailles",
prima 1/2 del II sec. d.C., Louvre
La maggior parte delle persone vuol godersi un museo, non conquistarlo. Tuttavia, secondo alcune ricerche scientifiche fatte in ambito museale, il visitatore medio spende dai 15 ai 30 secondi di tempo davanti ad un´opera d´arte. Il ritmo incalzante della vita nell´era di Instagram lo fa sembrare ciò normale. Ma che tipo di visitatore è una persona con una lunga lista di cose da fare? E se si snobbasse la Venere di Milo per soffermarsi a guardare una signora meno popolare come la Diana di Versailles? "Quando si va in biblioteca" dice James O. Pawelski, direttore della formazione per il Centro di Psicologia Positiva presso l´Università della Pennsylvania, "non si cammina lungo gli scaffali guardando le costole dei libri e contemporaneamente si twitta agli amici: ´oggi ho letto 100 libri!`". Eppure è quello che essenzialmente le persone sperimentano in un museo. "La quantità di arte è pari alla quantità di costole di libri che vedono", sostiene Pawelski, che studia anche le connessioni tra la psicologia positiva e le discipline umanistiche. "Non si può realmente vedere un dipinto mentre si sta camminando".
Naturalmente non esiste un modo giusto di vivere un museo. Ci sono persone che amano muoversi rapidamente o amano scattare foto di capolavori. Ma alcuni psicologi e i filosofi come il prof. Pawelski sostengono che se si sceglie di rallentare - per trovare un´opera che attira la nostra attenzione e ci prendiamo il tempo di osservarla per minuti piuttosto che per secondi - si ha maggiore probabilità di connettersi con l´arte, con la persona con cui si sta visitando il museo e forse anche con noi stessi. Perché anziché sentirsi impoveriti potrebbero emergere sentimenti piacevoli e momenti d´ispirazione. 
Barnes Foundation, Philadelphia. Foto: Smallbones
Per dimostrare questo, il prof. Pawelski ha portato i suoi studenti alla Barnes Foundation di Philadelphia, che custodisce alcuni dei più importanti dipinti impressionisti e post-impressionisti, chiedendo loro di trascorrere almeno 20 minuti davanti ad un singolo quadro che per qualche motivo li affascinava. "Venti minuti di oggi, sono tre ore di una volta" osserva. "Ma quello che succede naturalmente è che si inizi effettivamente a vedere quello che si sta guardando".
Julie Haizlip non ne era così convinta. Donna di scienza, la dottoressa Haizlip è una professoressa presso la School of Nursing e la Division of Pediatric Critical Care all´Università della Virginia. Mentre studiava all´ Università della Pennsylvania era tra gli studenti che il prof. Pawelski in un pomeriggio di marzo portò al museo. "Devo ammettere che ero un po´scettica" osservava la dott.ssa Haizlip, che non aveva mai trascorso 20 minuti guardando un´opera d´arte e che preferiva Keith Haring, Andy Warhol e Jackson Pollock a Matisse, Rousseau e Picasso, artisti che si possono vedere al Barnes.
Ogni visitatore di un museo può fare quello che il prof. Pawelski ha chiesto di fare ai suoi studenti: scegliere un´ala, cominciare a vagare un po´, annotando mentalmente quali opere ci affascinano di più e quali meno, tornando poi all´opera che ci ha più incuriosito. Se ad esempio si ha a disposizione un´ora si potrebbe "vagare" per 30 minuti per poi passare il resto del tempo a contemplare un quadro. Scegliere un´opera che entra in risonanza con noi stessi, non quella che è più famosa (a meno che questa non tocchi il tuo tasto giusto).
Alcuni musei offrono tour o giorni di "solw art"  in cui i visitatori sono incoraggiati a prendersi il loro tempo. Piuttosto che spuntare i capolavori su una lista come se fosse una caccia al tesoro, Sandra Jackson-Dumont, che supervisiona i programmi educativi al Met di New York, sostiene che un vasto museo può essere "digerito" e personalizzato quando si cercano le opere che combaciano con i propri interessi, siano essi musicali o di altra natura. 
Per trovare opere o sezioni che ci interessano si possono fare ricerche online nella collezione museale prima della visita. Oppure fermarsi al banco informazioni al momento dell´arrivo, spiegare i propri interessi a qualcuno dello staff, per esempio la musica, e chiedere suggerimenti. Se la persona non sa cosa suggerire o dice "non ce l´abbiamo", chiedete se c´è qualcun altro con cui poter parlare, consiglia la signora Jackson-Dumont, perché tutti i principali musei hanno diversi specialisti. Potreste rinunciare ad alcune opere per concentrarvi meglio su altre? Forse. Infatti, come dice il prof. Pawelski, alle volte si ottiene di più in rapporto al prezzo d´ingresso quando si decide di vedere meno.
Henri de Toulouse-Lautrec,
A Montrouge - Rosa la Rouge,
1886-87, oil on canvas, 72,3x46 cm,
Barnes Fountation, Philadelphia
Inizialmente niente al Barnes attirò l´attenzione della Dott.ssa Haizlip. Poi scoprì una bella, malinconica donna dai capelli rossi come i suoi. Era il dipinto di Toluse Lautrec di una prostituta, "A Montrouge" - Rosa La Rouge. 
"Cercavo di capire perché avesse un espressione così severa sulla faccia" racconta la Dott.ssa Haizlip. Mentre i minuti passavano si scoprì a ricostruire mentalmente la storia della donna, immaginando che si sentisse in trappola e infelice. Alle spalle Lautrec aveva dipinto una finestra. "C´è una via di fuga", pensò la Dott.ssa Haizlip. "Devi solo girarti a guardare". "In realtà stavo proiettando in quel dipinto molto di me e di quello che stava succedendo nella mia vita" ha continuato. "É finito per diventare un momento di scoperta di se stessi."
Formatasi come specialista pediatrica di terapia intensiva, la dott.ssa Haizlip era alla ricerca di qualche cambiamento senza riuscire a definirlo. Tre mesi dopo il suo incontro con il quadro cambiò lavoro accettando un posto di docente presso  l´University of Virginia School of Nursing, dove ora si avvale della psicologia positiva con un team di assistenza sanitaria. "Dietro di me c´era veramente una finestra che non so se avrei visto se non avessi cominciato a vedere le cose in modo diverso". 
Il professor Pawelski sostiene che sia ancora un mistero perché osservare l´arte in questo modo contemplativo possa incrementare il benessere o quella che lui definisce "crescita rigogliosa". Questo è ciò che la sua ricerca sta tentando di scoprire. Secondo lui esiste un rapporto con la ricerca sulla meditazione e i suoi benefici effetti biologici. In un museo però non ci si concentra sul proprio respiro. "La concentrazione è rivolta ad un´opera d´arte".
Precedenti ricerche, tra cui uno studio condotto da Stephen Kaplan presso l´Università del Michigan, hanno confermato che un museo può servire da ambiente rigeneratore. Daniel Fujiwara della London School of Economics and Political Science ha scoperto che visitare i musei può avere un impatto positivo sulla felicità e la salute.
Per la signora Jackson-Dumont, che ha lavorato presso il Seattle Art Museum, il Museo Studio di Harlem e il Whitney Museum of American Art, i visitatori dovrebbero essere incoraggiati a curare la propria esperienza museale. Se ad esempio non si amano le chiacchiere mentre si osserva l´arte, la signora Jackson-Dumont suggerisce di fare a casa una "colonna sonora" da portare nel museo per poter passeggiare tra i quadri accompagnati dalla musica. "Credo che le persone sentano che in un museo devono comportarsi in un certo modo". "Si può anche essere sé stessi". A tal fine, molti musei incoraggiano i visitatori a fare selfies e postare le foto sui
Metropolitan Museum of Art, New York. Foto: Arad
social media. (Nel caso ve lo foste perso, il 22 gennaio è stata la giornata mondiale del "MuseumSelfie", giorno in cui i visitatori hanno condiviso i loro migliori selfie utilizzando un hashtag eponimo). Coloro che fanno selfies spesso prendono la posa del dipinto o della scultura alle loro spalle. Alcuni visitatori lo ritengono grossolano, un elemento di distrazione o antitetico alla contemplazione. Sorprendentemente la signora Jackson-Dumont ha osservato che quando i visitatori di un museo si mettono in "posa artistica" davanti ad un´opera questo non crea solamente cameratismo tra gli spettatori, ma dà a coloro che fanno selfie un nuovo modo di apprezzare l´arte. Infatti far assumere la posa di una scultura è qualcosa che il Met fa con i visitatori non vedenti o ipovedenti, perché "sentire la posa" può permettere loro di capire meglio l´opera.
Paride di Canova al Met
Ci saranno sempre certi quadri o monumenti che i visitatori sentono di dover vedere assolutamente, a prescindere dalla folla o dalla mancanza di tempo. 
Per ridurre la lista la signora Jackson-Dumont suggerisce di farsi una domanda: quali sono le cose che se non vedo mi fanno sentire come se non avessi vissuto un´esperienza newyorkese (o riferita a qualsiasi altra città)? I tour nei musei ti possono anche allenare all´efficienza.
La prossima volta che entrate in contatto con un vasto tesoro storico e artistico lasciatevi trasportare dai vostri interessi e istinti. Non si sa mai dove potrebbero condurvi. Prima di lasciare il Barnes quel pomeriggio di marzo, la dott.ssa Haizlip ha vissuto un altro momento inaspettato: ha comprato una stampa dell´inquietante donna di Toulouse-Lautrec. "Mi sentivo come se avesse altro da raccontarmi", ha detto.

Nessun commento:

Posta un commento